Capire quale università scegliere non è solo una questione di moduli o scadenze: è il primo passo per costruire il proprio futuro. E la nuova classifica Censis 2025-2026 può davvero aiutare a fare chiarezza.
Scegliere l’università non è mai un gesto meccanico. È un momento che segna una direzione, un salto simbolico verso ciò che vogliamo diventare. Ogni scelta porta con sé entusiasmo e dubbi, e non a caso in questo periodo migliaia di studenti e famiglie cercano strumenti affidabili per capire quale strada intraprendere. Tra questi, la classifica Censis delle università italiane rappresenta ormai da anni una vera bussola, capace di restituire una fotografia lucida e dettagliata del mondo accademico del nostro Paese.
L’edizione 2025-2026, arrivata al suo venticinquesimo anno, raccoglie dati su 962 indicatori e 70 classifiche che toccano tutti gli aspetti della vita universitaria: dai servizi agli studenti alle borse di studio, fino alle prospettive lavorativedopo la laurea. Un lavoro immenso, ma soprattutto utile, perché non si limita a stilare una graduatoria: racconta come e dove si studia meglio in Italia, e quali università stanno investendo davvero sul futuro dei giovani.
Dietro la classifica: come il Censis misura il valore di un ateneo
Dietro ogni punteggio non c’è solo una tabella, ma un metodo preciso. Il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) valuta le università in base a sei grandi aree: servizi, borse di studio, strutture, comunicazione e servizi digitali, internazionalizzazione e occupabilità. Quest’ultima, riservata agli atenei statali, misura quanto velocemente e con quale successo i laureati trovano lavoro.
Ogni indicatore riceve un punteggio massimo di 110, proprio come un voto di laurea. Ma la vera particolarità è la suddivisione per dimensione: mega, grandi, medi e piccoli atenei. In questo modo si evita di paragonare realtà molto diverse tra loro, offrendo un quadro più equo e realistico.

La Università di Padova e il Politecnico di Milano continuano a guidare rispettivamente i ranking tra i grandi atenei generalisti e i politecnici. Trento, tra i medi, si conferma un punto di riferimento per qualità della didattica e apertura internazionale, mentre Camerino domina la classifica dei piccoli atenei con un punteggio record grazie a strutture moderne e un rapporto diretto tra studenti e docenti.
Sul fronte privato, spiccano la LUISS di Roma, la Bocconi di Milano e la Libera Università di Bolzano, che unisce formazione trilingue e un modello europeo di campus. Una rete di eccellenze che, messa insieme, racconta un’Italia universitaria più forte, inclusiva e competitiva di quanto si creda.
Come usare davvero la classifica per scegliere l’università
Lo sappiamo: guardare una classifica può dare l’illusione che basti scegliere “chi è primo”. Ma il senso della ricerca del Censis è proprio l’opposto. Serve a capire cosa conta per te. C’è chi cerca laboratori all’avanguardia, chi vuole un’esperienza internazionale, chi ha bisogno di supporti economici o di un contesto più raccolto.
Chi punta sulla qualità della didattica può guardare a Pisa, Trento o Padova. Chi sogna di studiare all’estero troverà in Bocconi, Bologna o Bolzano le migliori opportunità. E per chi vuole garanzie di occupabilità, il Politecnico di Milanoresta imbattibile.
Non a caso, le università che emergono non sono concentrate in un’unica zona geografica. Dal Nord al Sud, da Bolzano a Calabria, il sistema accademico italiano mostra un mosaico di esperienze diverse ma complementari. E questa diversità è forse la sua ricchezza più grande.
La verità è che nessuna classifica può scegliere per te, ma può aiutarti a formulare le domande giuste: che tipo di esperienza desideri? In quale città ti immagini per tre o cinque anni? Cosa conta di più tra innovazione, ambiente, contatti col mondo del lavoro? È da queste risposte, più che da un numero su una tabella, che nasce una scelta universitaria davvero consapevole.
La classifica Censis 2025-2026, in questo senso, non è solo un elenco di nomi, ma un invito a guardare oltre. A scoprire che l’università può ancora essere un luogo di crescita, confronto e libertà. E forse, anche un modo per capire un po’ meglio sé stessi.
