Un nuovo scenario si apre per migliaia di famiglie italiane: nel corso del prossimo anno, l’Assegno Unico Universale destinato ai figli a carico sarà oggetto di un incremento che può fare la differenza nel bilancio mensile. La misura sociale più attesa da chi ha minori in famiglia si prepara a cambiare volto, grazie non solo ai consueti meccanismi di rivalutazione, ma anche a possibili novità che potrebbero renderla ancora più vantaggiosa. La conferma arriva dai primi calcoli tecnici diffusi dagli addetti ai lavori: in un Paese dove il costo della vita continua a pesare, anche una piccola variazione nelle entrate familiari diventa cruciale. Ecco perché, soprattutto in molte province del Sud e nei grandi capoluoghi, la notizia di un aumento degli importi mensili viene accolta con attenzione. Un fenomeno che in questi mesi coinvolge da vicino chi affronta le spese di scuola, sanità e servizi per l’infanzia—spese che, secondo molte famiglie, hanno ormai superato la soglia di sostenibilità.
Come cambiano i parametri e perché la rivalutazione fa la differenza
La crescita dell’Assegno Unico segue la regola che prevede una revisione annuale basata sull’andamento del costo della vita. In pratica, gli importi spettanti crescono insieme all’inflazione, un vero e proprio salvagente per chi gestisce redditi bassi o medi. La stima più recente fissa il nuovo incremento all’1,6%. Tradotto in cifre, significa che il valore massimo per figlio a carico potrebbe arrivare fino a 204,22 euro, mentre il minimo non supererà i 60,15 euro—una soglia, quest’ultima, che interessa chi si trova già nelle fasce più alte dell’ISEE. Attenzione però: allo scattare della maggiore età, le cifre scendono nettamente, un dettaglio che molti genitori sottovalutano al momento della pianificazione familiare. Allo stesso tempo anche le “fasce ISEE” vengono ridefinite e, dopo l’aggiornamento, il limite massimo per ottenere l’importo pieno sarà fissato a 17.503,97 euro di ISEE, mentre la soglia oltre cui si passa all’importo minimo sale a 46.322,54 euro. Un piccolo cambiamento che può generare effetti concreti soprattutto per chi si trova al confine tra due diverse situazioni reddituali.
Ipotesi nuove: la prima casa fuori dal conteggio ISEE
Al di là degli adeguamenti sistematici, si fa strada un’ipotesi che potrebbe rivoluzionare le carte in tavola per molte famiglie. Secondo indiscrezioni di settore, il Governo valuta la possibilità di escludere la prima casa dal calcolo ISEE in caso di nuclei con almeno due figli e un immobile dal valore catastale entro i 75 mila euro. Non si tratta di una certezza, ma la misura potrebbe abbassare in modo sostanziale l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente, permettendo così a più famiglie di accedere agli scaglioni d’importo più elevati. Una prospettiva che porta con sé vantaggi e critiche: lo raccontano i tecnici del settore, sottolineando però che questa modifica non riguarderebbe esclusivamente le famiglie più in difficoltà. Ciò che emerge con forza è l’esigenza di nuove misure che aiutino davvero chi affronta ogni mese la pressione delle uscite fisse. In attesa di conferme o chiarimenti ufficiali sulle soglie e sulle modalità applicative, resta l’immagine di famiglie che scrutano le buste paga e i bonifici dell’INPS nella speranza di trovare qualche euro in più, segno di cambiamento reale e di una maggiore attenzione ai piccoli grandi bisogni quotidiani che chi vive in Italia conosce bene.
