Longevità da primato, ma arriva la mazzata: italiani sempre più fragili dopo i 75 anni

Longevità da primato, ma arriva la mazzata: italiani sempre più fragili dopo i 75 anni

Luca Antonelli

Ottobre 20, 2025

La scena negli ospedali e nelle case di riposo italiane racconta di sale d’attesa piene, assistenza spesso faticosa e una domanda che ricorre con insistenza: che senso ha vivere più a lungo se molti di questi anni sono compromessi da malattie e perdita di autonomia?

L’Italia mantiene il primato della longevità in Europa, con una aspettativa di vita che supera gli 83 anni. Eppure, chi frequenta ambienti dedicati alla terza età sa che il benessere non sempre si accompagna a questa nuova età della vita. Un dato emerge forte in questi mesi nella ricerca sanitaria: molti anziani trascorrono gli ultimi anni tra limitazioni fisiche, cure frequenti e la necessità di un aiuto costante nelle attività più banali. È un’esistenza allungata, ma spesso segnata da una fragilità che pesa sulle famiglie, sulle strutture sanitarie e sull’intera società.

L’Italia dei longevi: tra record anagrafici e salute precaria

La fotografia più recente dell’ISTAT aggiorna ancora una volta i numeri sulla durata della vita, ma aggiunge dettagli scomodi: in media, la popolazione maschile gode di buona salute fino ai 60 anni, quella femminile fino ai 57. Dopodiché una buona parte degli italiani entra in una fase di progressivo deterioramento fisico. Si stima che oltre 6 milioni di over 65 incontrino difficoltà importanti nella vita quotidiana: dalla gestione della persona alle faccende domestiche, la perdita di indipendenza avanza in modo silenzioso ma costante. Per circa 3,8 milioni di questi cittadini la autosufficienza è ridotta in modo grave, con un impatto concreto sulla qualità della vita e sulle esigenze di assistenza. Non si tratta solo di statistiche: è una realtà che molte famiglie vivono ogni giorno, soprattutto in aree interne o nelle grandi città dove la presenza di servizi può variare notevolmente.

Longevità da primato, ma arriva la mazzata: italiani sempre più fragili dopo i 75 anni
Longevità da primato, ma arriva la mazzata: italiani sempre più fragili dopo i 75 anni – studyinitaly.it

Un dettaglio che spesso passa in secondo piano è come questa situazione si rifletta anche nei sistemi socio-sanitari, con richieste di assistenza domiciliare e strutture di supporto ormai al limite. Chi opera nel settore racconta di una pressione crescente sulle risorse pubbliche e la necessità di rivedere le priorità, puntando non solo sull’allungamento della vita, ma su interventi capaci di garantire autonomia effettiva fin dalle età centrali. Secondo diverse analisi, la qualità della sopravvivenza conta quanto la sua durata.

Prevenzione e copertura vaccinale, le nuove sfide della salute pubblica

Una delle sfide meno visibili, ma forse più delicate, riguarda il tema delle vaccinazioni in età adulta e avanzata. I numeri, secondo i dati diffusi di recente, mostrano che solo poco più della metà degli anziani italiani riceve la vaccinazione antinfluenzale, con una copertura che si ferma al 52,5%, ben lontano dall’obiettivo internazionale fissato al 75%. Ancora più bassa è la copertura tra gli adulti: un dato che lascia spazio a rischi di complicanze e di perdita di autonomia. Gli esperti spiegano che la prevenzione non riguarda solo il singolo, ma contribuisce a ridurre la pressione sugli ospedali e sui sistemi di assistenza.

Tra le vaccinazioni essenziali viene spesso citato anche il vaccino anti-pneumococcico, particolarmente prezioso per le persone sopra i 65 anni. Le rilevazioni regionali mostrano livelli di copertura molto bassi, mentre mancano dati omogenei su tutto il territorio nazionale. Questo lascia una parte della fascia anziana esposta a rischi che si potrebbero in gran parte prevenire. Un aspetto che sfugge a chi non vive direttamente certe situazioni è quanto un’infezione prevenibile possa cambiare, da un giorno all’altro, il livello di dipendenza di una persona che prima riusciva a essere autonoma.

Specialisti e tecnici del settore insistono sulla necessità di anticipare le strategie di prevenzione, coinvolgendo cittadini e professionisti già nelle fasi di invecchiamento iniziale. L’arrivo di nuovi vaccini più efficaci rappresenta una risorsa concreta, ma occorre superare ostacoli ancora forti nella sensibilizzazione e nell’accesso alle cure. Per il sistema sanitario, questo significa puntare non solo alle statistiche di longevità, ma soprattutto alla riduzione della dipendenza e alla tutela dell’autonomia personale, un percorso che molti italiani stanno già sperimentando nella quotidianità.